egli doveva risorgere dai morti
Oggi 9 Aprile celebriamo la Vittoria di Gesù sulla morte. La Pasqua per noi cristiani è la festa più importante dell’anno liturgico. Le parole del Vangelo di oggi sembrano riflettere lo stato d’animo che forse ancora oggi riveste i nostri cuori: gli apostoli che corrono al sepolcro di fretta, vedono che è vuoto ma ancora non comprendono le scritture. Eppure che li i teli posati e il sudario. Abbiamo passato i giorni della passione e morte di Gesù in grande silenzio. Il Venerdì Santo con le nostre chiese vuote, l’altare spoglio, nessuna celebrazione eucaristica: Dio è morto, le campane non suonano, solo silenzio. Il silenzio è continuato anche il Sabato Santo, con la veglia pasquale dove l’unica fonte di luce era il cero pasquale che è passato in mezzo a noi e ha diffuso la sua luce in noi. Abbiamo passato questi giorni provando l’assenza di Dio, come se per quei giorni Dio ci avesse abbandonato. Ecco, però, la speranza che non se ne andata. Il cero Pasquale, acceso durante la Veglia, ci ha ridato la luce del risorto: le campane hanno risuonato , siamo tornati a cantare il Gloria: Gesù è risorto. Dio non ha abbandonato l’uomo al peccato. Noi cristiani dovremmo essere sempre pieni di gioia perchè siamo testimoni del risorto e sempre dovremmo ripetere Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Vestiamo gli abiti dell’uomo nuovo, non per farci vedere ma per testimoniare la Pasqua del Signore.
Auguriamo a tutti voi e alle vostre famiglie una santa e serena Pasqua e come Gesù risorto si presentò ai sui discepoli vi diciamo Pace a Voi, Pace a Voi , PACE A VOI !!
Vi riportiamo di seguito il messaggio di Papa Francesco nella tradizionale benedizione di Pasqua:
Cari fratelli e sorelle, Cristo è risorto!
Il passaggio dalla morte alla vita
L’annuncio della salvezza risuona dagli altoparlanti. Il Papa si affaccia alle 12 in punto, mentre nella assolata Piazza San Pietro risuona la fanfara con l’inno dello Stato della Città del Vaticano, seguito da un cenno dell’inno nazionale italiano. Gli onori militari, il picchetto della Guardia Svizzera, poi il Vescovo di Roma pronuncia, da seduto, il suo messaggio non solo ai fedeli presenti ma anche tutti coloro che seguono via radio, web e tv, ai quali il Pontefice ricorda il senso della Pasqua:
In Gesù si è compiuto il passaggio decisivo dell’umanità: quello dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dalla paura alla fiducia, dalla desolazione alla comunione
Un ponte verso la vita
Il Papa ricorda questi testimoni nel corso della sua benedizione, durante la quale rivolge un pensiero pure ad ammalati, poveri, anziani e “chi sta attraversando momenti di prova e di fatica”. “Non siamo soli – rassicura – Gesù, il Vivente, è con noi per sempre”.
Gioiscano la Chiesa e il mondo, perché oggi le nostre speranze non si infrangono più contro il muro della morte, ma il Signore ci ha aperto un ponte verso la vita.
Affrettarsi verso la pace
“La speranza non è un’illusione, è verità!”, afferma poi Francesco. “Il cammino dell’umanità da Pasqua in poi, contrassegnato dalla speranza, procede più spedito”. Anzi, “diventa corsa”. E l’umanità è chiamata ad “affrettarsi”.
Affrettiamoci anche noi a crescere in un cammino di fiducia reciproca: fiducia tra le persone, tra i popoli e le Nazioni […] Affrettiamoci a superare i conflitti e le divisioni e ad aprire i nostri cuori a chi ha più bisogno. Affrettiamoci a percorrere sentieri di pace e di fraternità.
Preghiera per l’Ucraina
In questo cammino ci sono però ancora “tante pietre di inciampo”, che rendono il percorso “arduo e affannoso”. Sono tutte quelle guerre, divisioni fratricide, ingiustizie e violenze che “insanguinano” il mondo. Il Papa le elenca una a una, a cominciare dalla “martoriata” Ucraina.
Aiuta l’amato popolo ucraino nel cammino verso la pace, ed effondi la luce pasquale sul popolo russo.
Il Vescovo di Roma invoca conforto per i feriti e per quanti hanno perso i propri cari a causa della guerra, poi prega: “Fa’ che i prigionieri possano tornare sani e salvi alle loro famiglie”.
Apri i cuori dell’intera Comunità internazionale perché si adoperi a porre fine a questa guerra e a tutti i conflitti che insanguinano il mondo, a partire dalla Siria, che attende ancora la pace.
Vicinanza alle vittime del terremoto in Siria
Sempre guardando alla Siria, il Papa chiede sostegno – da Dio e dal mondo – per le vittime del violento terremoto di febbraio che ha devastato anche la Turchia: “Preghiamo per quanti hanno perso familiari e amici e sono rimasti senza casa: possano ricevere conforto da Dio e aiuto dalla famiglia delle nazioni”.
Dialogo in Terra Santa e Libano
Il pensiero va poi a Gerusalemme, “prima testimone” della Risurrezione di Gesù. Papa Francesco manifesta “viva preoccupazione per gli attacchi di questi ultimi giorni che minacciano l’auspicato clima di fiducia e di rispetto reciproco, necessario per riprendere il dialogo tra Israeliani e Palestinesi, così che la pace regni nella Città Santa e in tutta la Regione”. Con uguale vigore, il Pontefice lancia un appello per il Libano “ancora in cerca di stabilità e unità”, perché “superi le divisioni e tutti i cittadini lavorino insieme per il bene comune del Paese”.
Un pensiero ad Haiti e alla Tunisia
Non dimentica il Papa il “caro popolo della Tunisia”, in particolare i giovani e chi soffre a causa dei problemi sociali ed economici: “Non perdano la speranza e collaborino a costruire un futuro di pace e di fraternità”. “Volgi il tuo sguardo ad Haiti che sta soffrendo da diversi anni una grave crisi socio-politica e umanitaria”, è poi la supplica del Papa, “sostieni l’impegno degli attori politici e della Comunità internazionale nel ricercare una soluzione definitiva ai tanti problemi che affliggono quella popolazione tanto tribolata”.
Processi di riconciliazione in Africa
Lo sguardo si sposta all’Africa, in particolare Etiopia e Sud Sudan con l’auspicio che si consolidino i processi di riconciliazione intrapresi e cessino le violenze nella Repubblica Democratica del Congo. Francesco chiede conforto pure per le vittime del terrorismo internazionale, specialmente in Burkina Faso, Mali, Mozambico e Nigeria. Subito dopo eleva un’altra preghiera a Dio:
Sostieni, Signore, le comunità cristiane che oggi celebrano la Pasqua in circostanze particolari, come in Nicaragua e in Eritrea, e ricordati di tutti coloro a cui è impedito di professare liberamente e pubblicamente la propria fede.
Aiuto per il Myanmar, giustizia per i Rohingya
“Aiuta il Myanmar a percorrere vie di pace e illumina i cuori dei responsabili perché i martoriati Rohingya trovino giustizia”, aggiunge ancora il Papa. “Conforta i rifugiati, i deportati, i prigionieri politici e i migranti, specialmente i più vulnerabili, nonché tutti coloro che soffrono la fame, la povertà e i nefasti effetti del narcotraffico, della tratta di persone e di ogni forma di schiavitù”.
Nessuno sia discriminato
Al Signore, infine, Francesco chiede di ispirare i responsabili delle nazioni, “perché nessun uomo o donna sia discriminato e calpestato nella sua dignità” e “perché nel pieno rispetto dei diritti umani e della democrazia si risanino queste piaghe sociali”.
Si cerchi sempre e solo il bene comune dei cittadini, si garantisca la sicurezza e le condizioni necessarie per il dialogo e la convivenza pacifica
“Pace a voi”
“Vorrei dire a tutti, con la gioia nel cuore: buona Pasqua a tutti”, è l’augurio finale del Papa, che conclude messaggio Urbi et Orbi ripetendo per tre volte le parole di Cristo apparso dopo la resurrezione ai discepoli: “Pace a voi, Pace a voi, Pace a voi”.